L'autobiografia è il racconto della propria vita, o per lo meno di quegli eventi che di essa fanno parte e che si ritiene di voler raccontare.
L'autobiografia immaginaria è l’unione di fatti reali e immaginari che possono essere raccontati da un autore in una narrazione in prima persona.
Prima lettura
Roald Dahl : Boy, trad it Ziliotto, Milano, 1992
“Papà e mamma”
Lassù in Norvegia, nell’estate 1911, durante una gita su un piccole battello costiero nell’Oslofjord, mio padre, Harald Dahl, incontrò una giovane, Sofie Magdalene Hesselberg. Essendo un tipo che sapeva riconoscere il buono a prima vista, non passò una settimana che mio padre le si dichiarò, e di lì a poco la sposò.
Herald Dahl condusse la moglie norvegese in viaggio di nozze a Parigi e poi tornò nella casa di Llandaff. I due erano profondamente innamorati e in un’estasi di felicità; nei successivi sei anni lei mise al mondo quattro figli: una bambina, poi un’altra bambina, un maschio (io) e una terza bambina. Ora in famiglia c’erano sei figli, due del primo matrimonio di mio padre e quattro del secondo. C’era bisogno di una casa più grande e più vasta e il denaro per comprarla non mancava.
Così nel 1918, quando io avevo due anni, ci trasferimmo tutti in un’imponente dimora di campagna vicino al paese di Radyr, a circa dodici chilometri a ovest di Cardyff. La ricordo come un edificio grandioso con delle torrette sul tetto, circondato da maestosi prati e terrazze. C’erano molti ettari di terreno coltivato e di boschi, e tante casette per la servitù. In breve le stalle furono piene di mucche da latte, i porcili di maiali e il pollaio di galline. C’erano robusti cavalli da tiro per tirare gli aratri e carri da fieno, e c’erano un contadino e un vaccaro e una coppia di giardinieri e ogni tipo di domestici. Nonostante provenisse da una famiglia semplice, di provincia e non particolarmente raffinata, mio padre sviluppò uno straordinario interesse per le cose belle. Appena poté permetterselo, cominciò a riempire la sua casa di bei quadri e mobili eleganti. Inoltre divenne un giardiniere provetto e un collezionista di piante alpine. Mia madre amava raccontarmi come fossero soliti andare tutt’e due in gita sui monti della Norvegia e come lui la facesse morire di paura arrampicandosi con una mano sola su pareti a strapiombo per raggiungere le stelle alpine che crescevano sulle cornici rocciose. Era anche un abile intagliatore: molte cornici dei nostri specchi erano opera sua, e così pure la mensola del caminetto del soggiorno, con uno splendido motivo di frutti e foglie e rami intrecciati, intagliato in legno di quercia.
Seconda lettura
Charles Dickens: David Copperfield, Trad. It. Osti, Roma 2003
“Papà e mamma”
Lassù in Norvegia, nell’estate 1911, durante una gita su un piccole battello costiero nell’Oslofjord, mio padre, Harald Dahl, incontrò una giovane, Sofie Magdalene Hesselberg. Essendo un tipo che sapeva riconoscere il buono a prima vista, non passò una settimana che mio padre le si dichiarò, e di lì a poco la sposò.
Herald Dahl condusse la moglie norvegese in viaggio di nozze a Parigi e poi tornò nella casa di Llandaff. I due erano profondamente innamorati e in un’estasi di felicità; nei successivi sei anni lei mise al mondo quattro figli: una bambina, poi un’altra bambina, un maschio (io) e una terza bambina. Ora in famiglia c’erano sei figli, due del primo matrimonio di mio padre e quattro del secondo. C’era bisogno di una casa più grande e più vasta e il denaro per comprarla non mancava.
Così nel 1918, quando io avevo due anni, ci trasferimmo tutti in un’imponente dimora di campagna vicino al paese di Radyr, a circa dodici chilometri a ovest di Cardyff. La ricordo come un edificio grandioso con delle torrette sul tetto, circondato da maestosi prati e terrazze. C’erano molti ettari di terreno coltivato e di boschi, e tante casette per la servitù. In breve le stalle furono piene di mucche da latte, i porcili di maiali e il pollaio di galline. C’erano robusti cavalli da tiro per tirare gli aratri e carri da fieno, e c’erano un contadino e un vaccaro e una coppia di giardinieri e ogni tipo di domestici. Nonostante provenisse da una famiglia semplice, di provincia e non particolarmente raffinata, mio padre sviluppò uno straordinario interesse per le cose belle. Appena poté permetterselo, cominciò a riempire la sua casa di bei quadri e mobili eleganti. Inoltre divenne un giardiniere provetto e un collezionista di piante alpine. Mia madre amava raccontarmi come fossero soliti andare tutt’e due in gita sui monti della Norvegia e come lui la facesse morire di paura arrampicandosi con una mano sola su pareti a strapiombo per raggiungere le stelle alpine che crescevano sulle cornici rocciose. Era anche un abile intagliatore: molte cornici dei nostri specchi erano opera sua, e così pure la mensola del caminetto del soggiorno, con uno splendido motivo di frutti e foglie e rami intrecciati, intagliato in legno di quercia.
Seconda lettura
Charles Dickens: David Copperfield, Trad. It. Osti, Roma 2003
“ Nasco”
Se diventerò l’eroe della mia vita, o se questa condizione spetterà a qualcun altro, lo diranno queste pagine. Per cominciare la mia vita dall’inizio, devo dire che sono nato (così almeno mi hanno detto e così credo) di venerdì, a mezzanotte. Fu notato che l’orologio prese a suonare e che, nello stesso momento, io mi misi a piangere.
Considerando il giorno e l’ora della mia nascita, venne dichiarato dalla levatrice e da alcune comari che si erano vivamente interessate a me già qualche mese prima che potessimo conoscerci di persona, che primo, io sarei stato sfortunato; e secondo, che avrei avuto il privilegio di vedere fantasmi e spiriti; ritenevano infatti che entrambi questi doni fossero concessi inevitabilmente a tutti gli sfortunati bambini di entrambi i sessi, nati di venerdì nel cuore della notte.
Circa il primo punto non voglio aggiungere nulla, perché nulla meglio della mia storia dimostrerà se quella predizione si verificò o meno.
Riguardo alla seconda parte della questione, noterò solo che a meno che già da bambino io non abbia ricevuto quella parte dell’eredità, non l’ho ancora avuta. Ma non mi lamento affatto di esserne stato privato; e se in questo momento ne gode un altro, è caldamente incoraggiato a continuare a farlo.
Sono nato a Blunderstone, nel Suffolk, o nei “paraggi”, come dicono in Scozia. E sono nato postumo. Gli occhi di mio padre si erano chiusi alla luce di questo mondo da sei mesi, quando i miei si aprirono per guardarla. Ancora oggi trovo qualcosa di strano nel pensare che non mi abbia mai visto; e qualcosa di ancora più strano nei vaghi ricordi che ho delle mie prime associazioni infantili con la sua lapide bianca nel cimitero, e dell’indefinibile compassione che mi suscitava là fuori sola nella notte buia, mentre il nostro salottino era caldo e illuminato dal fuoco e dalle candele, mentre le porte della nostra casa erano per quella lapide quasi con crudeltà, alle volte pensavo, chiuse.
Commento!!! Nasco!!!
RispondiEliminaIl brano che abbiamo deciso di commentare è il brano “Nasco” tratto da “David Copperfield”.
Il brano parla di un ragazzo nato nel cuore della notte di venerdì e per cui delle comari e la levatrice dissero che lui avrebbe avuto due privilegi:
il primo, essere sfortunato per tutta la sua vita, il secondo, quello di vedere fantasmi e spiriti.
Alla sua nascita il padre venne a mancare, e lui né soffrì molto…
Crescendo si accorse che il secondo privilegio ancora doveva accadere e quindi pensò che fosse toccato ad un’altra persona.
Noi pensiamo che sia un brano molto bello ma poco credibile, fatto per affascinare i ragazzini che giovani e inesperti credono a tutte queste sciocchezze, facendoli illudere che tutte queste fantasie sul vedere fantasmi e sull’essere sfortunati siano vere, perché le occasioni, la sfortuna e la fortuna ce la creiamo da soli con le nostre mani…
Però la parte che ci ha affascinato di più è stata la parte dove il ragazzo esprimeva il suo dolore per la mancanza del padre; una della frasi che ci ha colpito di più è “Gli occhi di mio padre si erano chiusi alla luce di questo mondo da sei mesi, quando i miei si aprirono per guardarla”, il ragazzo con queste poche righe ci fa capire tutto il dispiacere che ha provato crescendo senza un padre.
Con queste parole “ mentre il nostro salottino era caldo e illuminato dal fuoco e dalle candele, mentre le porte della nostra casa erano per quella lapide quasi con crudeltà, alle volte pensavo, chiuse”, il ragazzo esprime tutta la sofferenza provata nel crescere in una casa calda e illuminata mentre il padre era fuori al gelo, solo e al buio della notte.
Complimenti a Emilia, Chiara e Stefania che hanno aggiunto il primo commento, ora aspettiamo le loro autobiografie !
RispondiEliminaLe prof.
Quella che mi ha colpito di più è "Nasco",perchè è una storia molto bella.
RispondiEliminaL'autore Charles Dickens secondo me,ha scritto questa storia con il cuore.
Deborah Presutto
Secondo me, anche "Papà e Mamma" di Roald Dahl è bella ed emozionante
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